Un romanzo western ambientato in Maremma non poteva lasciarci indifferenti.
Il giorno dell’uscita siamo andati in libreria e abbiamo acquistato Selvaggio Ovest (NN Editore) di Daniele Pasquini autore toscano nato nel 1988 in provincia di Firenze e lavora come addetto stampa nel mondo editoriale.
Il libro ci è piaciuto e incuriosito così tanto che andiamo ad una prima presentazione nel nuovo Teatro Cinema Italia di Pontassieve e successivamente lo incontriamo davanti ad un caffè in una domenica in cui la primavera fa già capolino.
Prima di tutto di cosa parla il libro:
come detto precedentemente è un romanzo western ambientato in Maremma a fine ‘800 inizio ‘900.
Giuseppe, detto Penna, è il protagonista ed è un buttero in una fattoria. Con la moglie Leda adotta Donato, figlio di vicini uccisi dalla malaria. Da ragazzo Donato, che non sa la verità sulla sua origine, è molto legato a Giuseppe e cerca di emularlo ma soffre per l’incapacità del padre di esprimergli il suo affetto e la sua approvazione. Le loro strade si incrociano con quelle del brigante Occhionero, che cerca di rubare un cavallo. Giuseppe lo ferma ma lascia la cattura e la gloria ad un carabiniere, felicissimo di potersi intestare l’impresa ma incapace di contrastare i piani di fuga che dopo neanche una notte in cella riesce già a scappare.
C’è poi Gilda, figlia di un carbonaio poverissimo che la costringe a prostituirsi con Occhionero e i suoi due complici, e infine c’è William Cody, più noto come Buffalo Bill, che porta il suo spettacolo itinerante Wild West Show in Italia e si macchia, attraverso il suo collaboratore Alce Nero di un furto di cavalli.
Non raccontiamo altro per non far spoiler ma il libro si legge bene e scorre facilmente.
Chiediamo a Daniele perché una persona dovrebbe leggere il suo romanzo:
È un libro leggero, secondo me divertente, pieno d’azione e piacevole.
Un romanzo sicuramente piacevole ma perché lo hai ambientato in maremma, tu che sei nato e cresciuto nella provincia fiorentina?
La Maremma per me ha rappresentato sempre il tempo della spensieratezza e della felicità perché era un luogo in cui andavo da ragazzo in vacanza. Ci facevo grandi passeggiate, mi sentivo libero, felice.
Anni dopo, quando mi sono sposato, ci sono tornato perché mia moglie ha una piccola casa estiva proprio in Maremma.
Quando poi ho avuto l’idea di scrivere un western ho pensato subito di ambientarlo li, perchè è un luogo di confine con tanto spazio in cui i personaggi potevano “muoversi” e avere grandi avventure. È scelta una scelta naturale. Anche se non sono maremmano e non vado a cavallo.
Più passano le pagine e più si percepisce quanto l’ambiente, cioè la Maremma, denoti i comportamenti e il carattere dei personaggi.
Giuseppe, Donato, Gilda, Occhionero sono così, si comportano e parlano in una determinata maniera proprio perché fanno parte di quell’ambiente: duro, che ti mette alla prova quotidianamente, che non fa sconti.
Altro tema interessante del libro è il linguaggio. Tutto si basa sul detto e sul non detto.
Giuseppe, Penna, parla pochissimo per paura di cadere nell’errore. È diventato famoso e leggendario per una cosa fatta in gioventù e tutti parlano di lui anche se lui rifugge il mettersi in mostra.
Donato attende costantemente le parole del padre, vorrebbe sentirsi dire come sta imparando bene, come si sta trasformando in un ottimo buttero.
E così via… ogni personaggio gioca e viene caratterizzato proprio dal suo linguaggio, verbale e non verbale.
Per quanto riguarda le fonti, come ti sei comportato Daniele?
Quando mi è venuta l’idea ho iniziato a scrivere e pian piano ho trovato le fonti che mi servivano per approfondire quello che avevo in mente: come sellare un cavallo, cosa faceva i butteri negli anni in cui era ambientata la mia storia, cosa indossavano i carabinieri e così via. Man mano che andavo avanti tutti i punti combaciavano e ogni cosa si incastrava perfettamente come le storie relative a Buffalo Bill in Italia.
Ho fatto ricerche su libri, su internet e molto andando di persona andando a parlare con persone che vivono da sempre in maremma oppure durante i miei due viaggi negli States.
Si dice spesso “Scrivi di ciò che conosci” che può essere un ragionamento giusto ma secondo me molto limitante. In quanti potrebbero scrivere qualcosa di interessante?
Io ho creato un romanzo, i suoi protagonisti con una loro storia che poi hanno preso vita e avuto un percorso che forse non avevo nemmeno pensato possibile. Si pensa spesso che l’autore sia una specie di Dio che fa il bello e cattivo tempo nel suo romanzo, io invece ho “avviato” la storia poi il tutto è venuto quasi naturale, le scelte fatte dai protagonisti erano in linea con la loro storia.
A chi ti ispiri o cosa ti piace leggere?
In primis Cormac McCarthy, un autore straordinario, forse il più grande nel raccontare il west e la frontiere degli Stati Uniti (Trilogia della Frontiera). Lonesome Dove di Larry McMurtry è un altro romanzo che ho trovato incredibile e di grande aiuto. Un terzo autore che ritengo fondamentale per chi si occupa di wester è A. B. Guthrie scrittore, sceneggiatore e giornalista statunitense, vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa nel 1950 per il romanzo Il sentiero del West.
Un altro autore che vorrei citare è Emilio Salgari che aveva incontrato Buffalo Bill quando il suo tour in Italia aveva fatto tappa a Verona e che vorrei citare per la grande, immensa, fantasia della mente di questo scrittore che creava incredibili romanzi e avventure pur non avendo mai visitato di persona i luoghi che raccontava (l’India, gli Stati Uniti eccecc). Per tornare al punto di poco fa “scrivi di ciò che conosci”.
L’ultima domanda è “cosa è per te l’Italia?”
Non mi ritengo un nazionalista o un patriottico, i confini nazionali sono delle convenzioni abbastanza moderni. Ho sfiducia in tante, tantissime, cose ma se devo pensare a cosa è per me l’Italia direi la lingua in cui mi esprimo, la cultura e la storia che mi definiscono.
Prima di salutarci scattiamo una foto e ci è sembrato un posto perfetto una pizzeria di Pontassieve che si chiama “Far West” 😉