Lettura 3′
Cerreto, 76 km / 100′ d’auto da Piacenza.
Il freddo è in arrivo, ne vediamo le tracce nel cambio di colori e lo sentiamo nell’umidità del pomeriggio, che da queste parti arriva presto. Siamo in Val Boreca. Dove?! Siamo in una frazione di Zerba, paesino che si trova lungo la SS45, la statale tra Piacenza e Genova, che segue il fiume Trebbia, e passa quindi la Val Trebbia, di cui abbiamo già parlato, citando vigne, cavalli che corrono e il Giappone.
Comunque, per saperne di più sulla Val Boreca, esiste un sito che ne parla, raccontando la valle e tutti e dieci i centri abitati, in senso antiorario.
Noi in realtà siamo giunti sin qui per conoscere un uomo che ha fatto parlare sè attraverso il passaparola, sulla bontà del suo pane.
Incontriamo Ferruccio Arrigoni, milanese di nascita e residente in città per molti anni, da studente prima e da colletto bianco poi, nella routine 9-18. Nel corso degli anni, incrociando esperienze di vita differenti, stanco della vita urbana e affollata di Milano, ha deciso di provare la vita dell’Appennino.
È venuto a Cerreto per una vacanza, ed è rimasto, con Albina, la sua compagna. Erano i più giovani del paese.
Qui hanno messo su famiglia, finendo sui giornali (erano cinquant’anni che non nascevano bambin* da quelle parti), arrivando ad una autonomia economica, inventandosi un mestiere.
Gli chiediamo quindi: – ‘In che modo siete riusciti ad adattarvi ad un nuovo ambiente, e soprattutto, come vi hanno accolti gli abitanti del paesino?’
Ferruccio va subito al punto che ci interessa: – ‘Lo spirito di adattamento, l’attitudine naturale al compensare una mancanza. In questo modo, il nostro, siamo stati accolti, perchè molto disponibili nei confronti di una popolazione già molto anziana. Ci siamo adattati e abbiamo iniziato a sbrigare le faccende che non potevano essere svolte dai compaesani. Poi, da queste parti, ci sono tanti lavori stagionali da compiere, come tagliare la legna, la cura dell’orto. Il pane.’
In effetti è proprio il suo pane che lo ha reso noto in Val Boreca, fin su, risalendo la Val Trebbia sino a Piacenza. Riattivando un forno già esistente a Cerreto, Ferruccio Arrigoni ha imparato il mestiere, preparando e cuocendo pane artigianale per oltre vent’anni. Poi sono arrivati i settanta anni di età e ha deciso di smettere, proprio quest’anno (anche se è ancora presente su Google Maps). Non è più tornato a Milano, se non raramente, l’ultima volta nel 2002.
Nello stesso anno in cui è nata Benedetta, terza di tre figlie, e oggi è l’ultima ragazza della Val Boreca.
Benedetta ci racconta: – ‘Crescere in un paese dove ero l’ultima bambina è stato come avere un cortile di gioco grande come il paese stesso. È stato bello aver avuto molti nonni, avere la loro attenzione, l’affetto, la confidenza di Nonna Tunia (la sua preferita), Nonno Liò, Mario, Caterina, Augusto e gli altri.
Essendo la più giovane sono comunque un punto di riferimento, per gli altri, come lo sono stati loro per me sin da piccola; ho molte cose da sbrigare per gli altri e anche questo mi fa sentire che questa sia casa mia.
Prima o poi rimarrò sola in paese, essendo tutti gli altri anziani ed io l’ultima ragazza della valle. Tra un po’ di anni sarà un paese vuoto e dovrò capire che scelta fare. Non ho ancora chiaro dove sarà il mio futuro, insieme al mio ragazzo. Sicuramente il lavoro, non quello stagionale o saltuario come oggi, sarà un punto importante per capire anche le prossime scelte della mia vita.
La casa per me è tutto ciò che vedi, i vicoli, la piazzetta, il verde del paese.
Ho iniziato ad usare internet nel 2014, in seconda media, per necessità scolastiche (la scuola primaria e secondaria è a 10′ e le superiori a oltre 40′ di strada) ma non ho mai usato il telefono o i social media come passatempo se non per un utilizzo funzionale.
A Milano sono andata per la prima volta a diciassette anni, a trovare mia sorella, e ho sentito la forte differenza con casa mia, non ho avuto una buona impressione. Una strana impressione, un po’ come vedermi circondata dalla pianura.’
Siamo venuti per conoscere la scelta di vita di un fornaio talentuoso, ma abbiamo finito per ascoltare la storia di Benedetta, l’ultima ragazza della valle, e del futuro di questo paesino, alimentato e sostenuto dai giovani di diverse generazioni, di padre in figlia.
L’ultima ragazza della valle e Il racconto Paesini è supportato dal nostro partner editoriale EOLO SpA, Società Benefit e leader nel campo della banda ultra-larga wireless (FWA) la cui Mission è garantire anche nelle zone più remote un accesso alla rete democratico e di qualità, a supporto di uno sviluppo sostenibile e inclusivo.
Insieme abbiamo deciso di dare vita a questo progetto fuori dalle aree urbanizzate, per scoprire luoghi remoti del nostro Paese e incontrare storie di persone comuni che, anche grazie a internet, riescono a realizzare le proprie idee e visioni non direttamente dipendenti dalle dinamiche delle città.
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