Il giorno asseconda la nostra aspettativa di poterci immergere nella nebbia della provincia di Ferrara, per dare un’impronta atemporale alla nostra storia di oggi, che ha a che fare con il Po, con il mare, con la resistenza dei molluschi e l’aggressivitĂ dei crostacei.
Partiti da Bologna col Sole e attraversata una buona dose di nebbia da tardo inverno, capiamo di essere arrivati a destinazione quando ci troviamo di fronte l’Abbazia di Pomposa, porta di accesso al territorio del Delta di Goro da oltre mille anni.
Terra e acqua sono gli elementi che dominano il paesaggio: è questo lo scenario che ci accompagna nello scoprire l’attuale tesoro di questo angolo della provincia di Ferrara: le vongole, il cui allevamento è da piĂą di trent’anni il principale sul mercato italiano. Infatti, tra le coste sud (Ferrara) e quelle nord (Rovigo) del Delta del Po, viene allevato l’80% delle vongole consumate nel nostro Paese.
Come le preziose decorazioni intarsiate dei pavimenti di Pomposa, tutto il territorio del Delta di Goro è assimilabile a un complesso mosaico nel quale i vari tasselli – l’azione della natura, quella umana e le condizioni di reciproco adattamento – da secoli si compenetrano.
E come accade per i mosaici, anche in questo caso la complessitĂ della meraviglia e della ricchezza di questo scorcio emiliano, abbracciato da terra e acqua, si possono vedere solo facendo propri nuovi punti di vista, aprendosi al ‘nuovo’ anche e soprattutto dentro un contesto di quotidianitĂ .
Sviluppare la propria visione del territorio è ciò che hanno fatto Andrea, Fabio e suo padre Alberto, tre esperti venericoltori che ci hanno accolto sulla loro barca, portandoci a vedere in prima persona cosa significhi oggi praticare l’acquacoltura delle vongole.
AttivitĂ lavorative ed esperienze sportive hanno portato, per una parte della loro vita, Andrea e Fabio a vedere questo angolo di Delta del Po da lontano, facendo loro comprendere tutta la bellezza e, al contempo, la fragilitĂ di questo territorio dentro dei cambiamenti epocali come l’aumento di salinitĂ e temperatura dell’acqua.
Dicevamo, da queste parti, l’acquacoltura delle vongole è la principale fonte di reddito, dal 1987, e quella piĂą importante è la vongola verace filippina, il cui allevamento a fondale presenta un ciclo di allevamento che parte con la semina e che si conclude dopo circa 18 mesi, quando le vongole giungono al loro completo sviluppo.
La pesca avviene a seconda della necessitĂ del mercato, e sebbene gli sviluppi tecnici abbiano permesso notevoli migliorie (come l’introduzione di idrorasche, rastrelli dotati di un idrogetto che libera le vongole dal fondale e le spinge all’interno di una rete), tuttavia, spiegano Andrea e Fabio, diversi elementi stanno sempre piĂą mettendo a rischio gli allevamenti.
La limitata portata dell’acqua dolce del Po, infatti, sta lasciando spazio alla salinitĂ del mare Adriatico, che risale i canali della Sacca di Goro per chilometri, innalzando il cuneo salino.
Oltre a questi, altri fattori particolarmente impattanti sono l’approdo in queste acque del granchio blu, predatore proveniente dall’Atlantico, e la proliferazione di alghe, la cui eutrofizzazione limita il quantitativo di ossigeno a disposizione delle vongole.
L’allevamento a fondale delle vongole veraci nella zona di Goro si compone di diverse fasi, che comprendono oltre al reperimento e alla semina di questi molluschi, un attento percorso di monitoraggio e gestione delle evidenze raccolte.
Esse non possono che passare da studi approfonditi e dalla analisi dei dati.
In tal senso le acque della Sacca di Goro sono un luogo di particolare interesse biologico, che ha permesso a ricercatori come il biologo Edoardo Turolla e i suoi colleghi dell’UniversitĂ di Ferrara, di scoprire il grande potenziale delle vongole di Goro come serbatoio capace di sottrarre CO2 (233,91 grammi di CO2 per kg) dall’atmosfera e utilizzarlo come elemento cardine per la propria sopravvivenza, con importanti implicazioni in termini di nuove possibilitĂ per biocosmesi e ricostruzione della barriera corallina.
Questi nuovi filoni di ricerca dell’UniversitĂ di Ferrara permettono una valorizzazione del territorio tenendo presente le peculiaritĂ dell’acquacoltura in direzione di uno sviluppo guidato dalle sempre maggiori conoscenze scientifiche e da applicazioni tecnologiche connesse a acquacoltura 4.0 e di precisione, tramite strumenti come geo-mapping e rilevamento della risposta delle vongole ai nuovi apporti scientifici.
Se ti interessa saperne di piĂą sulla ricerca dell’UniversitĂ di Ferrara, dai un occhio qui
I primi anni di allevamento e pesca delle vongole, si sono raggiunti numeri di pesca non piĂą eguagliati, parliamo di quarantamila tonnellate di molluschi.
Ancora oggi, dopo tanti anni, tra i pescatori di Goro, c’è la speranza o il mito di poter raggiungere nuovamente quei risultati di pesca. Nel frattempo il mondo è cambiato e così l’ecosistema in cui ci troviamo.
“C’è chi, ancora oggi, compra una barca piĂą grande per avere una pesca maggiore”
Andrea ci sorride quando vede le nostre espressioni dopo aver ascoltato queste parole.
Mentre parliamo con i tre pescatori che ci hanno accolto sulla loro barca, pensiamo inevitabilmente a Darwin quando dice “Non è la piĂą forte delle specie che sopravvive, nĂ© la piĂą intelligente, ma quella che si adatta meglio al cambiamento.”
Questo ragionamento vale per i molluschi chiaramente, ma anche per i granchi che sembrano così smaniosi di prendere stabilmente posto in questo ecosistema.
Ma vale anche per gli esseri umani che qui, per molti anni si sono focalizzati esclusivamente sul raccogliere la ricchezza dell’acquacoltura, trascurando la conoscenza e la relazione con il proprio territorio, così ricco di biodiversitĂ e opportunitĂ , complice anche l’alta mortalitĂ scolastica.
A questo punto, se dovessimo decidere noi che strada prendere, per il futuro del Delta del Po, punteremmo sulla ricerca e sulla conoscenza, sulla relazione tra l’UniversitĂ di Ferrara e sull’esperienza dei pescatori di Goro, magari con un Consorzio lungimirante e un territorio disposto a investire in educazione e formazione.
Perchè, osservando i mutamenti in atto, e in tempi di riduzione delle risorse, la cooperazione diventa, umanamente ed economicamente, l’investimento su cui puntare.