Lo smart trekking al rifugio

Si bello il bosco, il cielo e i colori della natura, ma con il mio stile di vita come faccio a togliermi dal commuting e dai ritmi della città? Siamo andati a trovare Marco e Michela nel loro rifugio, per parlare di smart trekking.

ACF Type: wysiwyg

Può lo smart trekking unire la passione della montagna con il lavorare in remoto?

Lettura 3′

Rifugio Toesca, 70km / 1h15′ d’auto e 2h circa di trekking dalla prima città, Torino.

Siamo andati a trovare Marco e Michela nel loro rifugio a 1700 metri, per parlare della loro scelta di vivere e lavorare isolati e di un network particolare di cui fanno parte: lo smart trekking.

I giorni precedenti, navigando comodamente dal salotto di casa, ci siamo imbattuti in una community che faceva proprio al caso nostro, gli Smart Trekkers.

Come fare per rimanere produttivi in un luogo staccato e non ancora assorbito dal paesaggio urbano?
Ecco, questa community ha l’obiettivo di scambiarsi idee, opinioni ed opportunità per lavorare da luoghi di montagna, cercando di combinare lo schermo del portatile con l’atmosfera dei boschi e la bellezza delle Alpi.

Ci sono volute due ore per arrivare al rifugio Toesca, oltre a quell’oretta di autostrada da Torino, a non troppi chilometri dalla Francia.
Sono state due ore di passione, visto il carico sulle nostre spalle, per la videocamera, le lenti, e l’attrezzatura. Ma il nostro obiettivo era chiaro, arrivare su e verificare se davvero questa coppia di ragazzi fossero connessi e felicemente indipendenti dal resto della valle.

Michela (foto Simone Bramante)
a sinistra Marco al lavoro sui social, a destra il rifugio all’imbrunire (foto Simone Bramante)
Marco al lavoro con la manutenzione del rifugio (foto Giuseppe Mondì)
Caffettiere e Smart Trekking
una famiglia di caffettiere (foto Giuseppe Mondì)

All’arrivo Marco ci ha accolto con un saluto, concentrato sul taglio della legna, dopo aver verniciato alcuni pezzi di legno, poco prima di dar da mangiare al cane.

Rispettando i suoi tempi e i suoi modi, la mattina dopo siamo riusciti a fermarlo, anche se impegnatissimo in tutte le attività da seguire, per farci dire qualcosa di lui, della sua ragazza e della loro vita così lontana anche solo da una singola strada asfaltata.
La parte interessante, per noi, è sì conoscere e ascoltare le scelte di vita delle persone, ma in questo caso, affrontando il tema del lavorare in remoto, è sentir parlare di smart trekking.

Lo smart trekking nasce in rete come idea di collegare idealmente – ma anche tecnologicamente – le vie della montagna con la rete internet. Questo per la crescente necessità di professionisti che lavorano in remoto, senza dover rinunciare alla passione del trekking ed escursioni nelle aree alpine del nostro paese.

Esistono community di professionisti che seguono questo tema con interesse, soprattutto sui social media, troviamo lo smart trekking i molti gruppi su Facebook.

In un altro paesino abbiamo incontrato un altro progetto legato alla in un paesino non distante da qui, a San Sicario, leggi la storia.

Qui sotto, in video, una sintesi di ciò che questa giovane coppia ci ha raccontato.

A sinistra alcune foto della storia del rifugio appese al muro (foto Giuseppe Mondì), a destra Michela e Marco con uno dei loro cani (foto Simone Bramante)

Prima di entrare nelle due ore necessarie per scendere a valle e riprendere l’auto verso Torino, abbiamo potuto sentire l’atmosfera del rifugio e l’ottimismo del lavorare al Sole. Salutiamo Marco e Michela, già indaffarati nei loro lavori di casa, mentre vediamo arrivare un trekker, in tempo per il pranzo.

Per saperne di più sul rifugio Toesca, qui la pagina Facebook, quotidianamente aggiornata da Marco.

Il racconto Paesini è supportato dal nostro partner editoriale EOLO SpA, Società Benefit e leader nel campo della banda ultra-larga wireless (FWA) la cui Mission è garantire anche nelle zone più remote un accesso alla rete democratico e di qualità, a supporto di uno sviluppo sostenibile e inclusivo.

Insieme abbiamo deciso di dare vita a questo progetto fuori dalle aree urbanizzate, per scoprire luoghi remoti del nostro Paese e incontrare storie di persone comuni che, anche grazie a internet, riescono a realizzare le proprie idee e visioni non direttamente dipendenti dalle dinamiche delle città.

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