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San Quirico d’Orcia, 51 km / 1h d’auto da Siena
Abbiamo perso il conto delle volte in cui siamo venuti in queste zone e ogni volta rimaniamo a bocca aperta per la sua bellezza, iconicità e unicità.
Siamo in provincia di Siena, a San Quirico d’Orcia, un piccolo borgo di poco più di 2000 abitanti, uno degli esempi più interessanti di urbanistica medievale.
San Quirico d’Orcia si trova nel cuore della Val d’Orcia. Il nome del paese riflette la devozione della popolazione nei confronti di un santo originario della città di Iconio (nell’attuale Turchia) e il cui culto fu diffuso in occidente, con ogni probabilità, da Sant’Amatore, vescovo della città francese di Auxerre.
Siamo qui per incontrare Luisa dell’Agriturismo il Rigo che dal 2012 gestisce l’attività fatta nascere dai suoi genitori: Vittorio e Lorenza.
Luisa qui al Rigo è nata e cresciuta, dopo gli studi ha deciso di tornare alle sue radici insieme a suo marito Matthias, che ha lasciato il suo lavoro da ingegnere a Monaco di Baviera per condividere questo sogno toscano.
La storia che lega questo territorio alla famiglia di Luisa è antica, la proprietà appartiene alla famiglia da 9 generazioni. Nel nostro racconto però possiamo iniziare nel 1974 quando fu abolita la mezzadria e il padre di Luisa, Vittorio, cominciò a lavorare i terreni e, dopo la laurea in agraria, dette vita all’azienda agricola che chiamò Il Rigo, dal nome del torrente che scorre ai piedi della collina.
Era un periodo in cui le persone avevano abbandonato le terre e si spostavano verso le città per lavorare in industria, la terra non era più un elemento su cui investire e appetibile per un lavoro. Nonostante queste difficoltà Vittorio non si perse d’animo ma anzi continuò a
Nel 1988 Vittorio conobbe Lorenza, la madre di Luisa, – anche lei dottoressa in agraria – e insieme decisero di sperimentare il metodo biologico, una scelta fuori dal comune per la fine degli anni ’80 e nella zona i primi a lanciarsi totalmente in questo nuovo mondo.
Nel 1990 nasce ufficialmente l’agriturismo Il Rigo.
Luisa che qui è nata e cresciuta ci racconta che la Val d’Orcia è un luogo molto complicato in cui coltivare, anche per questo è stata abbandonata dai contadini e tanti hanno cercato fortuna in città. Proprio il fatto che è un territorio così difficile da coltivare ha fatto si che restasse quasi immutato e si conservasse così bello.
Questa bellezza ha portato negli anni ’90 ad un vero e proprio boom turistico, migliaia di persone ogni giorno affollano le colline della Val d’Orcia per scattare la foto memorabile e, da quando ci sono i social, da condividere su Instagram.
Chiediamo a Luisa di parlarci di come è cambiato l’approccio del turista da quando esistono i social network:
“Viviamo in un posto stupendo, ogni angolo che ci circonda è davvero unico. Ogni turista cerca di accaparrarsi lo scatto che possa avere like, tantissime persone passano da qui, fanno una foto e continuano il loro percorso, c’è un mordi e fuggi continuo. Noi vogliamo invece approcciare il turista in maniera più consapevole, gli chiediamo di fermarsi e ascoltare quello che possiamo raccontare. La nostra è una terra che va vissuta, fotografata certamente ma sopratutto vissuta. Solo così la si può amare profondamente.
Io per esempio sento una vera e propria responsabilità nel raccontare Il Rigo e la Val d’Orcia sui nostri canali social, cerco di far comprendere alle persone cosa c’è dietro quello che facciamo. È facile trasformare la nostra regione e il nostro territorio in un semplice cliché ed è anche compito nostro lavorare costantemente perché non succeda. Sarebbe sicuramente più facile raccontare la Val d’Orcia e Il Rigo solo attraverso “cartoline” ben congegnate ma noi non siamo questo, il nostro approccio verso la natura, verso i prodotti, e verso ogni cosa che facciamo è più importante. Ogni cosa che arriva dai nostri campi è biologica, dal grano ai fiori. È nel nostro DNA e noi vogliamo raccontare tutto questo, specialmente sui social network che ci aiutano moltissimo a far capire chi siamo veramente.“
Luisa racconta che il Rigo non le appartiene, lei ne è custode adesso, e mette tutta se stessa in questo progetto che porta avanti con suo marito.
Mentre camminiamo e osserviamo i fiori che coltiva capiamo quanto ogni angolo di questa terra faccia parte del vissuto di Luisa e quanto la natura faccia parte della sua vita.
Non vengono pesticidi e diserbanti così da garantire la biodiversità e la sopravvivenza di molti abitanti di questo ecosistema, come api e altri insetti impollinatori, lucciole, uccelli, rane e piccoli mammiferi.
Tutta l’acqua di scarico della casa è riciclata tramite un impianto di fito depurazione, e utilizzata per irrigare il nostro orto.
Grazie ad internet e ai social network Luisa e Matthias raccontano al mondo il loro approccio non solo al turismo ma alla vita.
Il racconto Paesini è supportato dal nostro partner editoriale EOLO SpA, Società Benefit e leader nel campo della banda ultra-larga wireless (FWA) la cui Mission è garantire anche nelle zone più remote un accesso alla rete democratico e di qualità, a supporto di uno sviluppo sostenibile e inclusivo.
Insieme abbiamo deciso di dare vita a questo progetto fuori dalle aree urbanizzate, per scoprire luoghi remoti del nostro Paese e incontrare storie di persone comuni che, anche grazie a internet, riescono a realizzare le proprie idee e visioni non direttamente dipendenti dalle dinamiche delle città.