Lettura 2′
Civita di Bagnoregio, 28km / 32′ d’auto da Viterbo.
Siamo partiti alla volta del Lazio con una domanda in mente: come può internet (e i social media) cambiare la percezione di un luogo?
Per provare a rispondere al nostro quesito siamo andati in uno dei paesi più discussi, fotografati e condivisi negli ultimi anni: Civita di Bagnoregio nota come “La città che muore”.
Arriviamo a Bagnoregio in un martedì invernale con tanto sole quanto vento, seguiamo le indicazioni per Civita e il suo grande parcheggio creato recentemente per accogliere le persone che sempre di più vengono a scoprire questo luogo così fatato da aver ispirato anche il regista premio oscar Hayao Miyazaki che creò il suo terzo cortometraggio d’animazione, “Laputa – Castello nel cielo”, dopo aver visionato alcune fotografie del paese.
Lasciata l’auto ci affacciamo nel parco belvedere per ammirare la vista che tutti ben conoscono: il ponte che sembra quasi sospeso, una serie di piccole case che sembrano venir fuori da un lembo di montagna e al centro il campanile della chiesa che spicca.
Il colpo d’occhio è stupendo, lascia a bocca aperta e capiamo che le centinaia di foto che abbiamo visto online sono state scattate proprio da quel belvedere, ogni turista passato da questo piccolo centro abitato da 11 abitanti ha cercato di riprodurre quello scatto, di fermare proprio quell’istante sulla propria macchina fotografica o sul proprio smartphone.
Viviamo quindi e condividiamo l’esperienza di far parte della “Città che muore”.
Pagato il biglietto di ingresso iniziamo la salita che ci porterà verso il centro storico di Civita e intanto ammiriamo il paesaggio intorno. Civita infatti sorge nella Valle dei Calanchi, tra il lago di Bolsena e la Valle del Tevere, una zona che amiamo e che non smettiamo mai di visitare con piacere.
È martedì ma i turisti non mancano e per questo ci affacciamo al primo negozio che troviamo per chiedere come è cambiato il turismo in paese negli anni.
Pre-pandemia la zona era presa d’assalto da turisti provenienti da Cina e Giappone. Internet, i social media e i film d’animazione di successo sono stati il cavallo vincente che ha portato ad avere fino a 13.000 accessi in un solo giorno (850.000 solo nel 2017).
Visitando il paese si possono notare i tanti gatti che scorrazzano beati e la grande cura in ogni angolo, niente è lasciato al caso, grande cura e pulizia.
I turisti passeggiano, scattano foto, condividono all’istante ciò che stanno osservando.
La notorietà di questo borgo è data da tanti fattori. Il primo è sicuramente la sua bellezza e particolarità; il secondo la definizione “La città che muore” data dallo scrittore Bonaventura Tecchi che trasforma la visita quasi in una scoperta (o riscoperta); e poi impossibile non citare il cinema, internet, i social media che sono dei media che si alimentano l’un l’altro e che hanno creato un circolo virtuoso che porta le persone a voler esserci e partecipare a questo racconto corale.
All’ingresso del borgo incontriamo Desiree’ (con l’apostrofo sulla seconda e), una ragazza che lavora in paese da molti anni, e le chiediamo se la pandemia ha rallentato l’afflusso dei turisti:
“Anche qui i turisti sono diminuiti negli ultimi anni ma non troppo. Vengono più italiani e meno orientali dato il momento complesso per viaggiare però ci sono sempre persone, sia nel weekend che durante la settimana.“
Torniamo verso la macchina leggendo un commento del sindaco dell’agosto 2021 che racconta che 130.000 persone nei tre mesi estivi hanno visitato Civita e non guardandoci intorno non ci stupisce affatto questo numero.
Il racconto Paesini è supportato dal nostro partner editoriale EOLO SpA, Società Benefit e leader nel campo della banda ultra-larga wireless (FWA) la cui Mission è garantire anche nelle zone più remote un accesso alla rete democratico e di qualità, a supporto di uno sviluppo sostenibile e inclusivo.
Insieme abbiamo deciso di dare vita a questo progetto fuori dalle aree urbanizzate, per scoprire luoghi remoti del nostro Paese e incontrare storie di persone comuni che, anche grazie a internet, riescono a realizzare le proprie idee e visioni non direttamente dipendenti dalle dinamiche delle città.