Lettura 5′
Bellosguardo, 85 km / 90′ d’auto da Salerno.
Questo paesino, incluso nel Parco Nazionale del Cilento ha davvero un bel panorama. Arriviamo fin su, a seicento metri, all’ingresso del paese, un giorno di pieno Sole, dalla cui terrazza possiamo godere della vista del Golfo di Salerno.
Su Corso Garibaldi incontriamo Michele Galasso, che ci racconta brevemente l’incipit del progetto a cui siamo interessati: ‘Archivio Bellosguardo’.
Qualche anno fa, Michele si è spostato dalla città per prendere residenza e iniziare il mestiere dell’agricoltore; uno spostamento nato dalla necessità di ritrovare il senso delle cose che il ritmo e gli spazi di Salerno non gli permettevano di sentire.
Bellosguardo è stato parte del passato della sua famiglia, quindi, è diventata una destinazione anche per lui, che in quel periodo aveva necessità di ripartire da un luogo per riflettere e sentire la propria identità.
Da questo lavoro intimo sul tema delle identità, quella personale e quella di un territorio, Michele ha ha coordinato localmente il progetto ‘Archivio Bellosguardo – Progetto di arte pubblica nel Parco Nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e Alburni’ che consiste nel digitalizzare tutto il materiale fotografico del Parco e nel suo caso specifico delle famiglie del paese, oggi abitato da neanche settecento persone.
(Del Cilento abbiamo già raccontato il fico bianco e la via Silente)
Ci racconta:
“Man mano che il processo di digitalizzazione del patrimonio degli album di famiglia prendeva corpo e le campagne di fotografia sul presente si compivano, si sono svolte tre mostre tra il 2019 e il 2021: la prima nell’agosto 2019, all’interno del festival Rural Dimensions, una seconda presso la sede dell’ICCD a Roma Dicembre/Gennaio 2020, una terza “finale” con l’evento Miss Bellosguardo in settembre 2021, finanziata da Scabec. [ società in house della Regione Campania nata per la valorizzazione del patrimonio culturale regionale ]”
In sintesi, l’istituzione di questo archivio fotografico del Parco Nazionale del Cilento ha l’obiettivo di limitare la dispersione delle fotografie di famiglia e di sottrarle così all’oblio. In che modo? Michele ci racconta, sono tre le fasi:
- La ricerca nelle case delle famiglie coinvolte, e il recupero del materiale, nei cassetti, bauli, scatole. Lavoro iniziato e ancora in corso.
- La digitalizzazione delle fotografie raccolte e archiviate – ad oggi circa seimila – con un minimo di informazioni associate ad esse. Digitalizzazione possibile anche grazie al coinvolgimento di studenti durante gli stage estivi.
- Il coinvolgimento di un professionista – nel nostro caso il fotografo Alessandro Imbriaco – e di cinque autori coinvolti in altrettante residenze artistiche, che hanno organizzato e rielaborato il materiale, creando così un racconto del territorio e della sua gente, attraverso installazioni in paese e mostre in paese. Rendendo così gli abitanti, i primi fruitori del lavoro svolto. Qui il canale Instagram del progetto
Insomma, troviamo interessante e costruttiva l’impostazione del lavoro sino ad oggi, con limiti inevitabili, come le poche risorse disponibili, umane e tecnologiche, nel processo di digitalizzazione, che Michele sta portando avanti, compatibilmente con il suo lavoro.
Altro limite, che spesso abbiamo ascoltato nelle parole delle persone incontrate in altri paesini, è la partecipazione dei pochi giovani rimasti in zona, interessati ad altro piuttosto che ad un processo di consapevolezza della propria comunità.
Nonostante questo senso di solitudine, che a volte accompagna chi porta avanti un’idea con una visione, il paese beneficia di questo lavoro e dell’esperienza comune vissuta insieme al fotografo Alessandro Imbriaco e ai cinque artisti coinvolti, nelle vie del paese. Le foto digitalizzate sono disponibili online qui.
Il racconto Paesini è supportato dal nostro partner editoriale EOLO SpA, Società Benefit e leader nel campo della banda ultra-larga wireless (FWA) la cui Mission è garantire anche nelle zone più remote un accesso alla rete democratico e di qualità, a supporto di uno sviluppo sostenibile e inclusivo.
Insieme abbiamo deciso di dare vita a questo progetto fuori dalle aree urbanizzate, per scoprire luoghi remoti del nostro Paese e incontrare storie di persone comuni che, anche grazie a internet, riescono a realizzare le proprie idee e visioni non direttamente dipendenti dalle dinamiche delle città.