Lettura 3′
Stigliano, 66 km / 1h d’auto da Matera.
Dovevamo passare da questo paesino prima o poi, invitati sin dallo scorso anno da un nostro amico, Pietro Micucci, conosciuto poco prima dell’arrivo del Covid-19 nelle nostre vite. Proprio la quarantena l’ha riportato, da Milano, al suo paese di origine ed è qui che si è attivato per lavorare in ambito culturale per il proprio territorio, attraverso il progetto Appartengo – Festival internazionale d’arte pubblica.
Volevamo quindi approfondire il suo invito e vedere con i nostri occhi un progetto così attivo nel coinvolgere i propri abitanti, con opere visive, laboratori e performances.
Il paese, visto da fuori appare bello grande, appoggiato su una montagna a oltre 900 metri d’altitudine, l’aria non è bollente come a valle e il panorama è ampio, sin verso il mar Ionio.
In realtà è uno di quei centri che subisce lo spopolamento, oggi conta tremilaseicento abitanti, ma che è arrivato in passato ad ospitarne oltre undicimila. Quindi è per i due terzi vuoto. Così Pietro ci racconta il perchè del Festival e del tentativo di coinvolgere i suoi compaesani nel senso di appartenenza e di identità, fissando la memoria sui muri delle case e attraverso performance e opere che richiamino l’identità di questo luogo.
Abbiamo così avuto modo di osservare alcune delle forme d’arte che hanno preso vita a Stigliano. La street art è sicuramente quella più immediata, pur raccontando, attraverso l’interpretazione visiva degli artisti invitati nel corso delle edizioni, storie di santi e tradizioni del territorio, legate principalmente alla terra, al valore del lavoro e della giustizia. In particolare siamo rimasti colpiti dal lavoro di Borondo, che ha lavorato su installazioni temporanee, proprio legate al lavoro dei campi e del grano, come forme di equilibrio sociale, attraverso le tradizioni e l’economia.
Lo stesso possiamo dire per l’inclusione, dentro il Festival, di storie di persone, come quella delle sorelle Giulia e Filomena Tancredi, cittadine da sempre di Stigliano, che sono diventate un simbolo, perchè un esempio della forma di patriarcato che ha prosperato nelle cultura (anche) di questo territorio.
Le due sorelle, oggi di ottantatre e ottantaquattro anni, sono state recluse dentro casa per quarant’anni, fino alla morte del padre, nel 1977.
Marta Jovanovic, ospite del Festival, le ha a sua volta ospitate dentro un’opera, chiamata ‘Performance Art Dinner’, dove hanno partecipato come ospiti di una cena per le vie del centro, a tavola insieme ad altre donne. La performance è stata nell’atto del cenare, facendosi servire dagli uomini del paesino.
Apprezziamo il coraggio nel credere in una forma di comunità, imperfetta e dinamica, propria di Pietro e di alcuni suoi compaesani, che utilizzano linguaggi e forme di comunicazione utili a sviluppare un senso critico, generando così cultura che a sua volta crea energia per resistere all’abbandono, inteso come abbandono di un’identità prima che di un territorio.
UPDATE – Appartengo 2022 avrà luogo il 21-23 Agosto – più informazioni sul canale Instagram del festival
Il racconto Paesini è supportato dal nostro partner editoriale EOLO SpA, Società Benefit e leader nel campo della banda ultra-larga wireless (FWA) la cui Mission è garantire anche nelle zone più remote un accesso alla rete democratico e di qualità, a supporto di uno sviluppo sostenibile e inclusivo.
Insieme abbiamo deciso di dare vita a questo progetto fuori dalle aree urbanizzate, per scoprire luoghi remoti del nostro Paese e incontrare storie di persone comuni che, anche grazie a internet, riescono a realizzare le proprie idee e visioni non direttamente dipendenti dalle dinamiche delle città.